SHAREVOLUTION

MURI I Federico de Leonardis

A cura di Viana Conti

Il 6 luglio alle ore 18.30 presso SHAREVOLUTION contemporary art, a Genova inaugura la mostra Muri I di Federico De Leonardis, nell’ambito della quale verrà presentato il catalogo con testi di Viana Conti e Piero Mezzabotta. La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Galleria Michela Rizzo di Venezia e rimarrà aperta sino al 18 settembre 2019, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 19.30.

Project

Gli schemi in 3D indicano tre direttrici che, partendo dalla sala piccola e dalla sala grande,  finiscono sul terzo oblò (dal fondo ) sulla terza coppia di colonnine della ex balaustra della sala di ingresso. Ciascuna delle direttrici incontra la struttura muraria o il pavimento in punti precisi, ai quali verranno apposti altrettanti groppi di tre funi d’acciaio, ritorte in modo da formare un unico corpo.

MURI I

Point of view dell'installazione in galleria - Seconda sala

Ciascun groppo è tagliato a una delle estremità in modo preciso, secondo l’angolo che la direttrice forma con la parete che incontra, e munito di ganci, invisibili, che ne consentiranno l’ancoraggio alla stessa, in modo tale però che esso sembrerà uscire direttamente dal muro. L’altra estremità del groppo sarà irregolare e sfrangiata, come se avesse subìto un violento strappo.  Le direttrici quindi non sono visibili, ma solo intuibili dalla direzione precisa dei groppi. In particolare i groppi della sala d’ingresso, più vicini l’uno all’altro, mostreranno di convergere nel punto preciso al centro dell’oblò, dove un vetro doppio, rotto al centro e appiccicato al vetro dello stesso, farà convergere lo sguardo del visitatore sia sulla struttura della balaustra, in marmo bicolore classico della storia architettonica dell’epoca, sia sulla via esterna e il palazzo di fronte alla stessa. I groppi di partenza delle direttrici e quelli che incontrano il muro di divisione fra la sala d’ingresso e la sala grande hanno la funzione di far convergere gli sguardi sulla splendida architettura degli ambienti.

Infatti proprio questa, e il suo spazio vuoto, saranno i protagonisti della mia mostra e lo saranno in virtù dell’evento (lo strappo delle funi d’acciaio).
La mostra potrebbe concludersi semplicemente così e sono molto attirato a fermarmi, proprio per sottolineare il silenzio e dare al visitatore la sua cognizione. Infatti questo è sempre il protagonista delle mie installazioni: si vive uno spazio e la sua storia per quello che sono (in questo caso secolari), attraverso l’illusione che si sia verificato, prima della sua strutturazione, un evento: il tempo viene riportato indietro,  all’istante del suo essere successo e rende presente l’epoca storica dell’architettura che lo ospita e dei suoi muri, finalmente sotto gli occhi di tutti. Il titolo dell’esposizione sarà quindi Muri.

MURI I

Point of view dell'installazione in galleria - prima sala

Muri I era già stato esposto prima nel mio studio di Sesto (nel 1985), poi al Centro Rondò della stessa città e infine alla Galleria Biagiotti di Firenze (con la Continua), nel 1987. Naturalmente i protagonisti dell’installazione (le varie architetture: industriale, di sala conferenze e di grande galleria) sono stati di volta in volta diversi. In questo di Genova, il Palazzo Doria, merita un’installazione più complessa e laboriosa (tre groppi di forte impatto visivo, violenti già nel loro corpo scultoreo : ricordiamo che anche il peso, la massa , Anselmo, in questo caso, docet, è proprio uno dei connotati essenziali di qualsiasi scultura (comprese le antiche, e definisce l’errore, l’unico compiuto nella sua vita di grande, del David di Michelangelo e di un artista minore, dirò un’eresia, Boccioni: il Corridore è fermo sul suo pesantissimo bronzo! È solo un concetto didascalico, non scultura)

Federico De Leonardis

MURI I

Particolare dell'installazione in galleria - seconda sala

Riportiamo qui un breve testo testo estratto dal catalogo della curatrice Viana Conti:

“Nella mostra Muri I di Federico De Leonardis l’architettura medievale di Palazzo Andrea Doria – splendore architettonico di fine Quattrocento – e il suo vuoto, sono protagonisti e lo sono in virtù dell’evento progettato: lo strappo delle funi d’acciaio. Parole, queste, dell’artista, la cui mostra si annuncia a Genova, con vibrante partecipazione e profonda emozione, come il varo di un transatlantico. Essere-Mare – per definirsi tale occorre essere stato, in un tempo indatabile, nave e relitto, acqua e sale, contenitore e contenuto – Essere-Muro, Essere-Strappo, sono già anticipazioni apodittiche che introducono alla mostra: dedica alla città con cui l’artista ha un innegabile, forte, legame. Una detonazione per un salto à rebours, un conto alla rovescia nella storia per anticipare un evento, hic et nunc/qui e ora, del passato. Una cannonata, un fortissimo musicale che spacca il vetro di un oblò del tempio di una città portuale, di una repubblica marinara come Genova. Tre potenti groppi di funi d’acciaio, di quelle braghe che spostano masse di marmo di tonnellate nelle cave, convergono verso il centro dell’oblò della balaustra – connotata dalla bicromia marmorea bianca e nera della tradizione medievale ligure – sul cui vetro spezzato è previsto orientarsi lo sguardo dell’osservatore, condotto, dai vettori direzionali, oltre il muro, sul palazzo esterno.

MURI I

Particolare dell'installazione in galleria - prima sala

Nel silenzio esibitivo di un “Grande Vuoto”, il pubblico ripercorre secoli di storia e di grandiosità marinara, vivendone l’architettura rigorosa e solenne. Le direttrici che si dipartono dalla terza coppia di colonnine, sormontate dall’oblò dell’ingresso, sfiorano o intersecano, virtualmente, in punti e ad altezze calcolate, la struttura muraria, spigoli, angoli del pavimento. Ognuno dei groppi è costituito da tre funi d’acciaio ritorte, a formare un corpo coeso, tagliato a una delle estremità secondo l’angolo che il vettore direzionale crea con la parete di approdo. L’altra estremità del groppo è, fatalmente, sfilacciata come da violento strappo. S’intende che sono i nodi a indicare gli orientamenti delle direttrici volutamente invisibili. Una volta percepito sensorialmente e mentalmente, e agito performativamente, lo spazio vuoto e silente della galleria può accogliere ancora l’opera Muri III, nella piccola sala, diametralmente opposta alla balaustra, e una significativa versione di Tagliatella, in uno spazio defilato del sottopalco. Il minimalismo della calcografia a punta secca Coni d’ombra III recupera la gestualità vergine della mano sinistra di Federico De Leonardis e conclude la mostra genovese Muri I. Niente colore nelle sue mostre, che non sia il bianco della luce, il nero dell’abisso”.

MURI III

Coppia di groppi

"Marina"

cm 130 x 105 x 5 - Incisione canto V° dell'Inferno di Dante - Scultura in marmo da parete

"Tagliatella"

Installazione di Nr. 8 Fogli cm 100 x 100 cad - Carboncino su carta di riso

Immagini dell'opening

La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Galleria Michela Rizzo di Venezia