Gli schemi in 3D indicano tre direttrici che, partendo dalla sala piccola e dalla sala grande, finiscono sul terzo oblò (dal fondo ) sulla terza coppia di colonnine della ex balaustra della sala di ingresso. Ciascuna delle direttrici incontra la struttura muraria o il pavimento in punti precisi, ai quali verranno apposti altrettanti groppi di tre funi d’acciaio, ritorte in modo da formare un unico corpo.
Ciascun groppo è tagliato a una delle estremità in modo preciso, secondo l’angolo che la direttrice forma con la parete che incontra, e munito di ganci, invisibili, che ne consentiranno l’ancoraggio alla stessa, in modo tale però che esso sembrerà uscire direttamente dal muro. L’altra estremità del groppo sarà irregolare e sfrangiata, come se avesse subìto un violento strappo. Le direttrici quindi non sono visibili, ma solo intuibili dalla direzione precisa dei groppi. In particolare i groppi della sala d’ingresso, più vicini l’uno all’altro, mostreranno di convergere nel punto preciso al centro dell’oblò, dove un vetro doppio, rotto al centro e appiccicato al vetro dello stesso, farà convergere lo sguardo del visitatore sia sulla struttura della balaustra, in marmo bicolore classico della storia architettonica dell’epoca, sia sulla via esterna e il palazzo di fronte alla stessa. I groppi di partenza delle direttrici e quelli che incontrano il muro di divisione fra la sala d’ingresso e la sala grande hanno la funzione di far convergere gli sguardi sulla splendida architettura degli ambienti.
Infatti proprio questa, e il suo spazio vuoto, saranno i protagonisti della mia mostra e lo saranno in virtù dell’evento (lo strappo delle funi d’acciaio).
La mostra potrebbe concludersi semplicemente così e sono molto attirato a fermarmi, proprio per sottolineare il silenzio e dare al visitatore la sua cognizione. Infatti questo è sempre il protagonista delle mie installazioni: si vive uno spazio e la sua storia per quello che sono (in questo caso secolari), attraverso l’illusione che si sia verificato, prima della sua strutturazione, un evento: il tempo viene riportato indietro, all’istante del suo essere successo e rende presente l’epoca storica dell’architettura che lo ospita e dei suoi muri, finalmente sotto gli occhi di tutti. Il titolo dell’esposizione sarà quindi Muri.
Muri I era già stato esposto prima nel mio studio di Sesto (nel 1985), poi al Centro Rondò della stessa città e infine alla Galleria Biagiotti di Firenze (con la Continua), nel 1987. Naturalmente i protagonisti dell’installazione (le varie architetture: industriale, di sala conferenze e di grande galleria) sono stati di volta in volta diversi. In questo di Genova, il Palazzo Doria, merita un’installazione più complessa e laboriosa (tre groppi di forte impatto visivo, violenti già nel loro corpo scultoreo : ricordiamo che anche il peso, la massa , Anselmo, in questo caso, docet, è proprio uno dei connotati essenziali di qualsiasi scultura (comprese le antiche, e definisce l’errore, l’unico compiuto nella sua vita di grande, del David di Michelangelo e di un artista minore, dirò un’eresia, Boccioni: il Corridore è fermo sul suo pesantissimo bronzo! È solo un concetto didascalico, non scultura)
Federico De Leonardis